Viola Giorgini torna a parlare. Racconta cosa significhi vivere da anni accanto ad una persona che porta un fardello talmente pesante che pochi sarebbero riusciti a sostenere. In questo ultimo periodo abbiamo imparato a conoscere Federico, non più solo “il figlio di Antonio”, “il fratello di Martina Ciontoli”, ma una persona REALE, l’unico della famiglia a metterci la faccia, a mettersi a nudo. Comunque la si pensi sulla vicenda, è innegabile che le parole e i video di Federico abbiano mostrato il lato UMANO di un ragazzo che per sei lunghi anni abbiamo solo intravisto in qualche telegiornale o programma TV, giudicandolo e condannandolo senza pensare troppo alle sue responsabilità oggettive. Parlare dei Ciontoli come un’unica entità è sbagliato. Più si leggono gli atti, più appaiono evidenti i comportamenti di tutti. Alcuni, onestamente, sembrano anche più gravi rispetto a quello che più o meno ci hanno raccontato i media. Tanti dubbi, tante incertezze che ancora oggi è legittimo provare. Qualcuno si è contraddetto, qualcuno sembra ancora non aver detto tutto, mentre ci permettiamo di sostenere che quanto Federico ha dichiarato, sia in Tribunale che sui social, corrisponde al vero. Riconoscere che solo Federico abbia fatto davvero il massimo, quella sera, lo riteniamo onesto intellettualmente ed in alcun modo sminuisce le responsabilità degli altri. Anche noi chiediamo, e pretendiamo, giustizia per Marco Vannini.
Riportiamo integralmente le parole di Viola
“È così doloroso vedere come piano piano perda le forze. Vedere quanto provare a tenere a freno la sofferenza lo porti inconsciamente a viverne di più. Soffoca spesso le sue emozioni per non perdere la lucidità…ma finisce per perderla comunque. Appena si addormenta il suo corpo scatta, mentre dorme si muove, respira con l’affanno e spesso si lamenta nel sonno. Mi racconta di bruttissimi incubi, forse per liberarsene. Lo osservo spesso, faccio attenzione ad ogni suo movimento senza farmi vedere o farglielo pesare, provo con ogni mezzo a non lasciarlo mai solo. Spesso non abbiamo fame e ci sforziamo insieme di mangiare qualcosa, consapevoli che l’una ha bisogno dell’altro, consapevoli che non ha senso dare spazio alle sensazioni fisiche deleterie. Ho provato a licenziarmi…pensavo di dover lasciare il lavoro per stargli vicino e per sentirmi libera di soffrire, ma poi mi hanno fatto riflettere sulla vita vera che verrà. Se lui dovesse andare in carcere, io non posso non lavorare, non posso non mandare avanti la vita, come abbiamo sempre fatto, l’uno aiuta l’altra nella vita concreta, nella vera vita. È assurdo credere che lo condanneranno così ingiustamente, ma ormai tutto è possibile purtroppo…Quando circa dieci anni fa ho scelto di condividere la mia vita con lui, non ero affatto certa di volermi impegnare con una persona così risoluta, sicura e precisa (almeno in apparenza), io ero una testa matta, senza troppi obbiettivi. Lui aveva le idee chiare e frequentava la Nunziatella, io volevo lasciare il liceo e non ne volevo sapere di crescere… eravamo e siamo due poli opposti ma aveva qualcosa di speciale. Lui ha qualcosa che non ho trovato e non troverò in nessun altro…In poco tempo la nostra relazione diventò invadente per la vita di entrambi, cambiarono i piani di ognuno e con naturalezza emersero le esigenze e le volontà di entrambi. Lui prese coraggio e decise di non intraprendere la vita militare, io ripresi in mano la mia vita e continuai gli studi. Lui è stato una guida per tanto tempo, lo è tutt’ora…mi ha aiutata a dare forma alla mia vita, o meglio ad essere in grado da sola di dare forma alla mia persona. Io forse non rendendomene conto, ho dato lui un’alternativa alla vita che faceva, che in fondo non gli apparteneva affatto, nonostante il suo format familiare. Forse gli ho mostrato la bellezza della leggerezza…Federico è molto sensibile, a volte troppo. È rispettoso e amorevole. Sa rispettarmi come persona, come donna e come essere pensante e libero. Ha saputo approcciare alla mia immaturità e superficialità di quella maledetta sera, ha saputo leggere tra le righe. Come io ho saputo capirlo, capire il suo ruolo quella sera… Federico è una bella persona e non perché il sentimento che ci lega è speciale, ma perché in questi anni ha saputo mettersi in discussione, mettersi da parte quando ce n’era bisogno e allontanarsi dalla sua famiglia quando lo ha ritenuto giusto. In queste settimane si è dato in pasto ai leoni per far emergere qualcosa che altrimenti sarebbe rimasto nascosto e lo ha fatto utilizzando Facebook, contenitore per eccellenza di razzismi, sessismi, bullismo ecc. La sua vita oggi è fatta di sofferenza, paura, rabbia e speranza…alterna con velocità tutte queste emozioni e a volte fatico a stargli dietro. Vorrei aiutarlo, vorrei fare di più, ma in certi momenti nulla sembra essere abbastanza…È stanco come forse non è mai stato, a volte preferisce chiudere gli occhi e dormire per non pensare. Fa male vederlo così. Ricordo pochi momenti felici negli ultimi sei anni, ricordo di non essere mai stata tranquilla, di aver sempre avuto paura per lui, per la sua incolumità. Tanto da immaginarlo meglio lontano da me ma al sicuro. Ho paura che lui si lasci andare in ogni istante. Vorrei vederlo combattivo, non perché questa storia io la reputi una battaglia, ma perché il trattamento a cui è stato sottoposto non ha senso di esistere per nessuno. Forse in molti hanno trasformato questa tragedia in una guerra per scopi ben precisi…e questo è davvero disarmante. I media hanno sfruttato esplicitamente Marco, la sua vita, la sua morte, la sofferenza della sua famiglia rendendo tutto questo puro spettacolo. Sfruttando in lungo e in largo anche il silenzio sofferto di Federico e ora…ora hanno raggiunto ciò che volevano e forse dovrebbero dare troppe spiegazioni. In fondo, a loro cosa importa se sono stati tra i principali fautori di tanta sofferenza…Oggi, ogni nostra parola viene banalizzata con la frase “ora parla per paura del carcere”…ma quello che abbiamo vissuto in questi anni ci ha permesso di imparare a mantenere un’integrità personale e di non perdere di vista l’umanità, l’unica cosa che ci ha salvati. Il carcere? Il carcere sarebbe il prosieguo di tutto questo… Mi viene spesso chiesto, ma come fai a non avere paura, ad apparire così tranquilla, non lo sono affatto. Ma ho un’idea ben chiara dell’umanità e delle possibilità dell’essere umano e cerco di difenderla in tutti i modi. Se Fede dovrà andare in carcere, faremo di tutto per viverla al meglio, per non rendere la sua permanenza lì fine a se stessa. Sarà dura e non sapremo come sarà fino a che non lo vivremo, ma io credo fermamente che i legami che vengono a crearsi in un luogo come il carcere possano essere tra i più veri in assoluto, sono sicura che incontrerà Persone che non sono solo le loro condanne, ma molto di più. Si pensa al carcere come luogo ricco di criminali e gentaccia, finendo per disumanizzare chiunque varchi quel cancello…io non penso questo e non lo penserò mai. Siamo tutti persone prima del ruolo che copriamo, dell’appellativo che ci caratterizza, del capo di imputazione o della condanna che ci viene assegnata, del luogo dal quale proveniamo, dell’orientamento sessuale, delle credenze religiose e delle diversità che ci rappresentano. Mi hanno insegnato a non sentirmi mai “dall’altra parte” perché ogni giorno, tutti, siamo esposti ai rischi della vita, anche chi crede di esserne immune. Come ho sempre sostenuto, le responsabilità non vanno negate per nessuno dei presenti quella sera, riconoscendo le giuste differenziazioni…ma quello che è successo alla vita di Federico è qualcosa di grave. Non il processo in sé, che è sacrosanto, ma tutto il resto…ha comportato sofferenza su sofferenza, vendetta su vendetta e odio su odio, per cosa? Per interessi, soldi e voti. Ogni giorno tante persone vivono situazioni di “ingiustizia”, ma passano inosservate perché non si espongono pubblicamente, per scelta o perché non glielo consentono. Sofferenze che passano inosservate perché non televisive. La verità è che molti dei politici che hanno sostenuto la sofferenza dei genitori di Marco, esprimendosi senza sapere nulla, sono gli stessi che abusando dei loro poteri lasciano soffrire in mare migliaia di persone, credono non esistano innocenti in carcere, lottano per il mantenimento dell’ergastolo ostativo, giudicano “diversi” coloro che compiono scelte non convenzionali, utilizzano la debolezza delle persone insoddisfatte per creare schieramenti e “eserciti” di gente incazzata…ma che mondo è! Io sono vista come un mostro ma io so di non esserlo, se facessi finta di niente lo sarei…Dagli errori, anche da quelli indotti, si impara, si cresce e si cambia…e tutti possono farlo, qualcuno non riesce, ma in tanti scelgono di non farlo e guarda caso, molti sono coloro che detengono il potere. Tanti tra coloro che insultano e minacciano sui social credono fermamente in ciò che dicono i politici, i programmi, i giornali ecc, e vedendo le loro immagini del profilo si può facilmente vedere il viso dei loro figli…sicuri di voler tramandare questo ai vostri figli? Io probabilmente non potrò avere con fede una vita normale, non potrò avere una casa, una famiglia, un lavoro…ma quando oggi mi chiedono cosa sceglieresti tra la normalità e l’integrità della tua persona, io sceglierei la mia integrità e la mia umanità.E mai dimenticherò che io sono ancora qui e come ho già detto tante volte, per rispetto a chi questa vita non può più viverla, io non smetterò mai di dare valore ad ogni singolo e piccolo gesto. Federico è la persona più coraggiosa che io conosca e mai potrei condividere la mia vita con lui, con le consapevolezze che ho oggi, se non sapessi che persona è…”
La posizione di Viola, in tutta questa tragedia, è emblematica
Prima di quella tragica notte, la famiglia Ciontoli era una famiglia come tante. Una famiglia borghese, composta da persone con i loro pregi e i loro difetti, ma sostanzialmente normale. Non parliamo certo di un clan. Anche Viola ha subìto, per tutti questi anni, un linciaggio mediatico pari a quello dei Ciontoli, nonostante per la Legge sia stata riconosciuta colpevole di nulla. Il suo restare sempre e comunque accanto a Federico, fa davvero molto riflettere. Lei quella sera era presente, ha assistito a tutto ciò che “i Ciontoli” hanno fatto, insieme a Federico si è allontanata dal resto della famiglia, ma per lui e con lui è rimasta. Spesso si è sentito dire: “ma come fa Viola a rimanere? Non lo capisce che se al posto di Marco ci fosse stata lei avrebbe fatto la stessa fine?“. Di per sé, la domanda è lecita. Ma la risposta è una sola: lei c’era, lei non ha visto il dolo, lei non ha visto “i Ciontoli” accettare il fatto che Marco potesse morire. Lei sa che quella sera nessuno voleva la morte di Marco, ma sembra evidente il suo schierarsi completamente solo con Federico. Non rimani accanto ad una persona che credi abbia concorso all’omicidio di un ragazzo, non resti nel tritacarne della gogna mediatica quando bastava lasciare Federico e sparire. Non continui una storia col tuo ragazzo, sul quale pende una condanna di quasi 10 anni che potrebbe pregiudicare il vostro presente e sicuramente anche il vostro futuro, se non sei ASSOLUTAMENTE CERTA della sua innocenza e buonafede. Queste considerazioni, unite ad un’attenta lettura delle carte processuali, ci portano a credere che Federico Ciontoli debba essere assolto. Non sarebbe un’ingiustizia nei confronti di Marco, anzi, siamo certi che i Giudici sapranno rendergliela nella maniera più equa possibile.