Sapevate che Sabrina Misseri aveva un alibi di ferro per l’orario in cui è stata uccisa Sarah Scazzi? Rivediamo insieme tutti i passaggi, rimarrete a bocca aperta!
Ricostruiamo minuto per minuto tutti i passaggi chiave riguardanti l’orario del delitto
Sarah Scazzi viene uccisa nel primo pomeriggio del 26 agosto 2010.
La madre Concetta si reca per la prima volta dai Carabinieri alle 15.10 dello stesso giorno. Firmerà il verbale di denuncia di scomparsa affermando che la figlia Sarah uscì di casa alle 14.30.
Gli inquirenti stimano in 3 minuti e 56 secondi il tempo di percorrenza da casa Scazzi a casa Misseri.
Siamo alle 14.34.
Sarah arriva ed entra in casa Misseri, litiga furiosamente per un motivo non precisato (gelosia di Sabrina e rancori di Cosima verso Concetta? Istinto omicida nello stesso momento per due motivi differenti? Secondo la procura si…), scappa ed esce di casa. Nel frattempo Sabrina e Cosima prendono le chiavi della macchina, raggiungono la vettura, partono in un folle inseguimento per le vie di Avetrana e raggiungono Sarah.
Cosima scende (non Sabrina, più giovane ed agile) e le intima di salire immediatamente in macchina. Tornano a casa, Sabrina prende una cinta e strangola la cugina, mentre Cosima tiene Sarah per le braccia. Sarah muore. Sabrina corre ad avvertire Michele che deve far sparire il corpo. Michele porta il corpo in garage (la cella aggancia il telefono di Sarah in garage alle 14.42).
Mariangela arriva davanti casa Misseri alle 14.41.
Sono passati 7 MINUTI dall’arrivo di Sarah all’arrivo di Mariangela a casa Misseri.
IN 7 MINUTI E’ACCADUTO TUTTO QUANTO DESCRITTO SOPRA.
No, non è scientificamente possibile!
In questi 7 minuti, cosa ha fatto Sabrina? Era bellamente al telefono, inviando SMS a destra e a manca. Negli stessi istanti in cui con l’altra mano strangolava Sarah. Ora, anche se non avessimo saputo cosa stesse facendo, sarebbe comunque stato impossibile fare tutto in 7 minuti. Come si è arrivati dunque ad accusare Sabrina?
Intanto, decidendo che gli SMS li avesse inviati di proposito per crearsi un alibi.
Ok, è un’idea. Impossibile da dimostrare, ma pur sempre un’idea. Anche se la legge impone di valutare le prove A FAVORE dell’imputato (e qui i messaggi e gli orari ci sono), invece la Procura “immagina” che siano tutti falsi, senza alcun riscontro.
Vediamo ora la sequenza degli SMS inviati e ricevuti da Sabrina in quegli istanti e proviamo a fare chiarezza.
Mariangela Spagnoletti, alle 14.23.31, invia un SMS a Sabrina: “il tempo di mettere il costume e vengo”.
Alle 14.24 Sabrina le risponde con un altro SMS: “avviso Sarah?”.
Mariangela risponde: “ok”.
Alle 14.25 Sabrina manda un SMS a Sarah: “mettiti il costume e vieni”.
Alle 14.28.13 Sabrina manda un ulteriore messaggio a Sarah, che non aveva risposto al primo: “l’hai letto il msg?”.
Alle 14.28.26 Sarah risponde con uno squillo a Sabrina.
Alle 14.28.40 Sabrina invia un altro SMS a Mariangela: “sto tentando in bagno”.
Alle 14.31.44 Sabrina riceve un messaggio da Angela Cimino: “ma allora il trattamento non si fa?”.
Alle 14.35.37 Sabrina risponde al messaggio della Cimino: “no non si fa”.
Alle 14.39 Sabrina invia l’ultimo messaggio a Mariangela: “pronta”.
Alle 14.42, Sabrina, ormai in compagnia di Mariangela, tenta di contattare il cellulare di Sarah senza riceverne risposta. Al secondo tentativo di chiamata, il cellulare di Sarah risulterà spento.
Tutto sembra quadrare con le dichiarazioni rese dalla madre di Sarah e dalla badante Maria Eucaterina Pantir le quali confermano che Sarah era uscita di casa dopo aver detto di aver ricevuto un messaggio di Sabrina che la sollecitava ad uscire per andare al mare.
E’ noto che la stessa Mariangela dichiarò che le tre ragazze avevano concordato la sera prima di andare al mare, senza fissare un orario preciso, perché bisognava attendere che lei stessa finisse di lavorare e ammesso che non si sentisse troppo stanca.
Cosa c’è di così misterioso in questa situazione? Zone d’ombra? Incongruenze? NESSUNA!
Facciamo l’ipotesi che quel giorno non fosse accaduto niente alla povera Sarah…
Mettiamo che tre amiche si mettano d’accordo il giorno prima per andare al mare l’indomani. Una di loro, proprio quella che ha la macchina, non può ancora confermare la sua presenza per motivi lavorativi e dice all’amica che le farà sapere il giorno dopo.
Andiamo ora a rileggere tutta la sequenza dei messaggi. Non sarebbe andata ESATTAMENTE così? Davvero ci vedete un alibi?
Non solo è una semplice ipotesi (quella dell’alibi) e nemmeno dimostrata, ma pensate alla fortuna di Sabrina. Proprio nell’attimo in cui uccide Sarah, Mariangela le scrive, creandole l’alibi perfetto!
Ci troviamo davanti a tre colpi di fortuna clamorosi per Sabrina (ce ne saranno poi molti altri). Il primo è quando Sarah mente alla mamma sull’arrivo del messaggio, che puntualmente Sabrina manda ma, a detta dei PM, dopo l’omicidio.
Come faceva Sabrina a sapere della conversazione tra Sarah e Concetta? Fortuna sfacciata!
Il secondo è il tempismo perfetto di Mariangela nell’invio del messaggio delle 14.23. Senza questo messaggio, Sabrina non avrebbe avuto alcun alibi, altro che mente criminale sopraffina! La cosa triste è che per cercare di dare per forza la colpa a Sabrina, ci si dimentica clamorosamente della logica.
Non solo i messaggi sono totalmente compatibili con un’uscita tra amiche, ma non ci sarebbe stato assolutamente niente di male se ad iniziare la serie di SMS fosse stata Sabrina stessa. Avendo in sospeso degli impegni lavorativi, sarebbe stato giustificatissimo un suo SMS per chiedere conferma a Mariangela. SMS che però non troviamo…Tra l’altro, il secondo SMS di Sabrina a Sarah è completamente inutile ai fini dell’alibi. Lei col primo l’aveva avvisata, Sarah non ha risposto, punto. Ricordiamoci che se fossero SMS falsi, Sabrina avrebbe appena ucciso la cugina, doveva pensare a nascondere il cadavere, cercare di bloccare Mariangela, quindi perché perdere tempo col secondo messaggio? Secondo messaggio che diventa, invece, compatibilissimo con una semplice uscita al mare.
La fortuna di Sabrina non conosce limiti.
Il geometra Vito Donato La Stella dichiarò di aver visto il pomeriggio del 26 agosto 2010 una figura esile che a passo veloce si dirigeva verso casa Misseri (tutti hanno presunto che parlasse proprio di Sarah). La Stella ricordò di aver spento il computer in ufficio alle 14.05, uscendo solo dopo aver chiuso tutte le porte e le finestre dello studio. Vide Sarah quando lui era già in auto, quindi torna l’orario delle 14.25 – 14.30.
Il 2 e il 4 settembre 2010, Giuseppina Nardelli e Felice Giangrande dichiarano di aver visto Sarah che camminava verso casa Misseri, alle h.14.30 – 14.35, e di essere sicuri dell’orario proprio perché guardarono l’orologio. Erano passati pochissimi giorni dalla scomparsa di Sarah, possiamo quindi ipotizzare che il ricordo fosse decisamente fresco.
Ecco il video dei testimoni, che affermano con CERTEZZA l’orario dell’avviamento di Sarah:
Ora, riuscite a spiegarmi per quale motivo il Tribunale di Taranto dichiara “non attendibili” queste testimonianze, nonostante coincidano anche con le dichiarazioni di Concetta e della badante? La prima intervista è del 2 settembre 2010, neanche una settimana dopo la scomparsa di Sarah. Non è freschissimo il ricordo? Non solo, all’epoca non c’era nemmeno un sospettato, per quale motivo avrebbero dovuto mentire?
Oltre a Concetta e la badante, anche il padre di Sarah, Giacomo, ci offre indicazioni precise
Sabrina si reca a casa Scazzi insieme a Mariangela subito dopo aver provato inutilmente a telefonare a Sarah; siamo quindi intorno alle 14.50. Il padre Giacomo dirà: “come non è arrivata? E’uscita adesso!”. Giacomo dice ADESSO, non da oltre un’ora. E’ una cosa che fa tutta la differenza del mondo. Questo spiega perché Sabrina e Concetta percorrono in auto due percorsi paralleli, credendo che Sarah potrebbe aver preso un’altra strada per raggiungere casa Misseri. Questo è totalmente compatibile con un’uscita di Sarah pochi minuti prima, non di certo un’ora prima.
Clamorosamente, secondo la sentenza, Sarah viene uccisa tra le 14 e le 14.20. Come si è potuto arrivare a questa conclusione? Grazie alle testimonianze di Donato Massari e Antonio Petarra. Le loro dichiarazioni sono state reputate attendibili e determinanti per spostare l’orario dell’omicidio.
Ecco le parole dei testimoni reputati “attendibili”
Ascoltiamo allora cosa hanno dichiarato entrambi i testimoni in Tribunale e commentiamo insieme le loro parole.
Queste le dichiarazioni di Donato Massari:
Come avete sentito, il Massari ammette di essersi confuso quando rese la prima dichiarazione ai PM. Parliamo del 3 settembre, una settimana dopo la scomparsa di Sarah. Massari dichiarò che alla guida dell’Opel Astra di Cosima Serrano si trovava una persona di 20-25 anni, coi baffi, capelli ricci corti, come se portasse una parrucca, di carnagione chiara. La descrizione non combacia in alcun modo né con Cosima tantomeno con Sabrina. A distanza di tempo cambierà versione, affermando che la persona in questione era alla guida di un furgone bianco che affiancò l’auto di Cosima…Alla domanda: “all’interno dell’Opel Astra ha potuto notare qualcun altro?”, Massari dice di no, in quanto aveva il sole contro ed era abbagliato. Però descrive con dovizia di particolari una macchiolina bianca, della grandezza di una moneta, sul portapacchi dell’Astra…Quindi ci vedeva bene o no??? Come avete ascoltato, Massari dichiara di essere uscito dal lavoro alle 14.15. Riguardo gli orari, Massari e il PM arrivano al paradosso. Nella stessa frase il teste dichiara di aver visto l’auto di Cosima e il furgone alle 14.35, (compatibile quindi con la sua uscita dal lavoro e con TUTTE LE ALTRE TESTIMONIANZE FAVOREVOLI A SABRINA), il PM gli chiede quindi se si trattasse di un orario compreso tra le 14 e le 14.20 e Massari dice di si…
Inutile aggiungere una parola.
Ora ascoltiamo le dichiarazioni di Antonio Petarra. Le commenteremo dopo il video.
“Con assoluta certezza, ha detto Petarra, di aver visto Sarah Scazzi passare per la sua abitazione l’ultima volta alle 13.45. Le sue parole non ci piove. L’orario è quello”.
Onestamente, avete avuto questa percezione ascoltandolo? Nel video si parla di TRE dichiarazioni di Petarra. Una è del 21 settembre, a neanche un mese dalla scomparsa di Sarah e dichiarò di aver visto Sarah DUE volte, alle 8.30 e alle 12.45 (infatti Sarah tornò a casa verso quell’ora, prima di pranzo). Come avete sentito, però, il SUPERTESTIMONE, (“con assoluta certezza” diceva il PM), ammette candidamente “mi confusi, perché non mi ricordavo bene, non è che mi posso ricordare tutto”.
Iniziamo bene…il TESTE CHIAVE che afferma una cosa del genere…
Ma andiamo avanti. Appare molto titubante quando dichiara che i DUE avvistamenti incredibilmente diventano TRE. Cosa che emerse nelle dichiarazioni del 9 dicembre, oltre 3 mesi dopo la scomparsa della ragazza. Ovviamente, più passa il tempo, più i ricordi diventano nitidi…
Ad aprile 2011 accade l’imponderabile. Un qualcosa che ritenere VERGOGNOSO è dire poco. Chiedo ai colpevolisti di ascoltare questo passaggio dieci, cento, mille volte. Io, ascoltando queste parole, la prima volta, rimasi sconvolto. Il Petarra firma un verbale di SPONTANEE DICHIARAZIONI, salvo poi contraddirsi dopo 5 secondi, dichiarando testualmente “mi chiamò il Maresciallo, che ci andavo da solo? Io non sapevo nemmeno che era successo!”. Peccato che il verbale inizia con: “mi sono presentato spontaneamente…”.
Quindi, ricapitolando: Petarra è a conoscenza di una circostanza da BEN 8 MESI, i Carabinieri lo chiamano a casa (come facevano a sapere che avesse qualcosa di FONDAMENTALE PER IL PROCESSO da riferire???), il teste firma un verbale di SPONTANEE DICHIARAZIONI per poi ammettere: “io non sapevo nemmeno cos’era successo!”. Torniamo all’inizio del video. E’ il giorno in cui il PM chiede l’ERGASTOLO per Sabrina e Cosima. Tutti sappiamo che l’unica persona che dichiara di aver visto Sarah prima delle 14 è Petarra, infatti il PM lo cita come fosse il Vangelo.
Ecco cosa dice la Procura di Taranto in proposito:
“I riferimenti temporali precisi forniti dal teste Antonio Petrarca (sarebbe Petarra…), in base ai quali poteva ritenersi che costui aveva visto la vittima uscire di casa non oltre le 13.55 – consentivano di superare le obiezioni difensive circa la ristrettezza del tempo a disposizione dell’indagata per compiere l’omicidio, la commissione dello stesso potendo essere anticipata di almeno 20 – 30 minuti rispetto al momento in cui Sabrina aveva raggiunto l’amica Spagnoletti”.
Ricordiamo ancora una volta. Solo grazie alle dichiarazioni di Petarra, la Procura ha potuto anticipare l’uscita di Sarah, che a detta di tutti uscì di casa alle 14.30.
Voi ci credete? NOI NO!
E a quanto pare, nemmeno la Corte Suprema di Cassazione. Ecco le dichiarazioni della stessa nella sentenza del maggio del 2011, quando chiede al Tribunale di Taranto praticamente di scarcerare Sabrina per “mancanza di prove”:
“La serrata ricostruzione temporale operata sulla base delle indicazioni del teste Petrarra (Petarra, ndr) si pone però, obiettivamente, in contrasto con le dichiarazioni che, secondo lo stesso provvedimento impugnato, e i precedenti assunti in fase cautelare, aveva reso la madre della vittima, la quale aveva collocato l’uscita di casa di Sarah attorno alle 14,30 e aveva riferito che la stessa aveva detto di avere appena ricevuto un messaggio di Sabrina, che la chiamava per andare al mare; dichiarazioni confermate da quelle della cameriera. Né può bastare a ritenere spiegato il contrasto, la circostanza che il provvedimento impugnato abbia, tra parentesi, chiosato che la madre non aveva però udito squillare il cellulare: la donna aveva parlato di un messaggio e non di una telefonata: non risulta che prima delle 14,24 Sabrina avesse inviato altro messaggio a Sarah; non è spiegato per quale ragione Sarah avrebbe dovuto mentire alla madre dicendole che aveva ricevuto un messaggio da Sabrina se ciò non fosse avvenuto. Il provvedimento impugnato assegna dunque significato risolutivo ad un elemento temporale perché si pone in linea con l’ipotesi accusatoria, ma omette di giustificare adeguatamente l’abbandono della divergente ricostruzione fondata su elementi di rilievo all’apparenza certamente non minore”.
Con queste frasi, la Cassazione afferma che le dichiarazioni del Petarra contrastino con quelle di Concetta e della badante, certamente non meno attendibili delle sue. Non solo, Concetta dichiarò che Sarah le disse di aver appena ricevuto il messaggio di Sabrina e quindi stava uscendo. In effetti il messaggio c’è ed è delle 14.25. Ancora, la Cassazione non ritiene sufficiente quanto affermato dal Tribunale di Taranto, secondo il quale Concetta non avrebbe sentito il messaggio, quindi Sarah avrebbe mentito sulla ricezione del medesimo. Sarah avrebbe potuto avere il telefono in modalità silenziosa, come potevano essere, Sarah e Concetta, in due stanze diverse e quindi la suoneria (brevissima, si parla di un SMS), poteva non essere stata sentita da Concetta. Infine, la Cassazione fa notare al Tribunale di aver dato credito solo alla versione accusatoria senza spiegare perché, nonostante elementi certi e importanti, la versione difensiva viene ritenuta non valida.
“L’elemento costituito dall’assunta falsità dell’alibi rappresentato dal messaggio inviato alle 14,24, al successivo e allo squillo di risposta di Sarah, quando stando alla tesi accolta, Sarah era stata già uccisa, segue le sorti delle considerazioni sulla retrodatazione dell’ora dell’omicidio e resta, con esse, non congruamente giustificato”.
Come sopra, la Cassazione contesta al Tribunale il fatto che secondo i PM di Taranto Sabrina si sarebbe fatta lo squillo col telefono di Sarah dopo averla uccisa, ma fa presente che gli inquirenti non hanno portato nessuna prova a sostegno di questa ipotesi.
Scrive sempre la Cassazione:
“Il Tribunale richiama gli orari degli scontrini rilasciati dai negozi in cui la vittima si sarebbe recata prima di pranzo; ma questi nulla dicono di preciso, però, sul tempo che la ragazza avrebbe poi impiegato effettivamente, una volta tornata a casa, per cambiarsi, cucinare per sé, mangiare ed infine uscire”.
Quindi, non è possibile PROVARE l’uscita di casa di Sarah prima delle 14.
Infatti, dopo oltre 10 anni, non ci è riuscito nessuno.