La storia della piccola Cloe Grano è una di quelle che non avremmo mai voluto raccontare. Cloe muore a 4 mesi per un’invaginazione intestinale dopo quattro accessi, al Pronto Soccorso dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, in 48 ore. Viene per tre volte rimandata a casa senza essere visitata. Al quarto accesso la piccola è totalmente disidratata (il suo stato non le permetteva di ingerire nulla) e va in arresto cardiaco. Il suo cervello non riceve più l’ossigeno necessario. Per 4 giorni viene lasciata così, senza accertamenti, senza intervento chirurgico, finché il papà Dino, furibondo e disperato, riesce a trasferire Cloe al Santobono di Napoli. Operata dopo pochi minuti, non riprenderà mai più conoscenza. Cloe muore dopo pochi giorni. Alla tragedia della morte di questo piccolo angelo si aggiunge la colpa di chi avrebbe potuto e dovuto curarla. Al momento sono quattro i medici rinviati a giudizio. Quattro medici che hanno rispedito a casa Cloe tre volte in 48 ore, non riconoscendo una patologia molto comune nei bambini così piccoli ma fatale se non diagnosticata in tempo. Il papà Dino e la mamma Edyta combattono da anni per ottenere Giustizia. Noi siamo vicini al loro dolore e siamo certi che la otterranno.
L’inizio del dramma della piccola Cloe Grano
La notte dell’11 aprile del 2014 Cloe presenta vomito e malessere. L’indomani mattina, Dino prova a contattare la pediatra, ma essendo sabato non ottiene risposta. Decide allora di recarsi al Pronto Soccorso dell’Annunziata, dove senza visitarla i medici dicono ai genitori che si tratta sicuramente di un virus intestinale e Cloe viene mandata a casa. La sera stessa il papà Dino, preoccupato dalle condizioni della piccola, si reca ancora al Pronto Soccorso. Di nuovo, Cloe viene dimessa, senza terapia, senza aver effettuato un’ecografia né esami. Il giorno dopo le cose non migliorano, la bimba sta molto male, presenta ancora vomito e malessere, non si alimenta, piange. Lunedì mattina Dino porta sua figlia dalla pediatra, la quale la rimanda a casa parlando di virus intestinale. Dino è disperato, Cloe sta malissimo. Torna per la quarta volta al Pronto Soccorso, la bambina non mangia, non beve, vomita un liquido di colore scuro ed è totalmente disidratata. Cloe è’ in “miosi fissa” (segno di grave danno cerebrale).
Finalmente Cloe viene ricoverata

Viste le condizioni critiche, i medici provano ad idratare la bimba ma non sono in grado di reperire un accesso venoso. Dopo un’ora e mezza di tentativi, Cloe va in arresto cardiaco e viene rianimata. Finalmente si decide per una TAC, ma il referto recita incredibilmente che non si tratta di invaginazione intestinale. L’arresto cardiaco provoca a Cloe un danno cerebrale, che poi scopriremo essere irreversibile. Il papà chiede di trasferirla in un altro ospedale ma gli viene detto che viste le condizioni, la piccola non è trasportabile. Dopo 4 giorni di ricovero, in condizioni disperate, dopo le incessanti proteste di Dino, Cloe viene trasferita al Santobono di Napoli. Appena arrivata, dopo pochi minuti, i medici diagnosticano l’invaginazione intestinale, solo palpando l’addome della bimba. Cloe viene operata con la massima urgenza. A causa dell’arresto cardiaco e la sopraggiunta setticemia, il cervello di Cloe non funziona più. Cloe Grano muore il 22 aprile 2014. Con un gesto eroico, visto soprattutto il calvario e la disperazione, i genitori di Cloe decidono di regalare la vita ad altri bambini. Prima che gli venga chiesto da qualcuno, chiedono di donare gli organi del loro piccolo angelo.
Stando a fonti autorevoli, non sembra una diagnosi così rara, anzi…
Secondo il sito del Bambin Gesù, l’invaginazione intestinale rappresenta una delle emergenze chirurgiche più comuni nei primi 2 anni di vita, con un picco nei primi 4-7 mesi (67% dei casi). I segni ed i sintomi principali di questa malattia comprendono vomito, emissione di feci miste a muco e sangue, dolore addominale, massa palpabile a livello addominale e stato di torpore.
Il vomito, inizialmente riflesso e di tipo alimentare, tende a diventare con il trascorrere delle ore di tipo biliare, indice di occlusione intestinale. Le feci tendono ad assumere un colorito ed una consistenza caratteristica definita a gelatina di ribes, segno di una sofferenza della parete intestinale. Il dolore, inizialmente a tipo colica ed intermittente, tende a divenire continuo nel giro di 12 ore ed il bambino, inizialmente agitato, diviene tanto meno reattivo agli stimoli quanto più è piccolo.
Oltre che clinica, fondamentale sarà la diagnosi strumentale che si basa su:
– Esame radiografico diretto dell’addome, che documenta l’alterazione della normale distribuzione del gas intestinale;
– Ecografia, oggi eseguita preferenzialmente rispetto all’esame radiologico;
– Clisma opaco con contrasto con finalità, oltre che diagnostiche, anche curative data la possibile risoluzione dell’invaginazione nel 40-60% dei casi.
La riduzione (risoluzione) dell’invaginazione si considera completa se si evidenzia il passaggio di bario o aria a livello del piccolo intestino per almeno 5-10 cm. Se la riduzione ha avuto successo il bambino viene mantenuto in osservazione per uno o due giorni e, nel caso in cui non si siano presentate complicazioni, una volta sospesa la profilassi antibiotica e ripresa la alimentazione, può essere dimesso. Nel caso in cui il tentativo di riduzione con il clisma opaco fallisca, l’unico trattamento è quello chirurgico, se possibile preceduto da un ulteriore controllo ecografico sotto anestesia.
Quanto scritto sopra, descrive esattamente lo stato di Cloe
Ora, tutti i segni e sintomi citati sopra, Cloe li aveva già dal primo accesso al Pronto Soccorso. Ed infatti al Santobono, in una manciata di minuti, i medici formulano la diagnosi corretta e sottopongono Cloe ad un disperato intervento chirurgico. Tentano davvero il tutto per tutto. Cos’è successo all’ospedale di Cosenza? Com’è possibile che nessuno sia stato in grado di fare una diagnosi così comune? Dino non ci sta e si rivolge alla Procura di Napoli. Quello che accadrà dopo è a dir poco vergognoso, non riuscirete a crederci.
Durante il percorso giudiziario furono disposte molte perizie: tutte esclusero la responsabilità dei medici nella morte della piccola Cloe Grano. Addirittura, secondo un perito, “furono i genitori a ritardare il tempo in cui la minore venne sottoposta in osservazione al Pronto Soccorso”. Tutto questo è INACCETTABILE! Nel 2017 vengono indagati tre medici dell’ospedale di Cosenza, tutti assolti un anno dopo…
Cosa accadde esattamente in quelle ore drammatiche?
Nella stessa inchiesta viene citata una dottoressa, la quale scrisse in cartella clinica che a Cloe venne eseguita un’ecografia. Ma di quest’ecografia non ce n’è traccia. Strano, molto strano. Davanti al giudice, la dottoressa in questione affermerà un qualcosa che lascia sgomenti, increduli, furibondi. L’interrogatorio ha «evidenziato un’altra circostanza, vale a dire che i sanitari omisero volutamente non solo di refertare l’ecografia, ma anche di indicare nel referto della tac eseguita subito dopo, la patologia che era emersa all’esito di tali esami». Dichiarazioni confermate da due infermiere presenti in reparto la sera dell’ecografia e della TAC.
Non se avete capito bene…L’ecografia venne eseguita, ma volontariamente due medici si accordarono nel non refertarla e non mettere per iscritto cos’era risultato dall’esame. Oltre che, scandalosamente, la TAC venne sì refertata, ma il radiologo non ha notato l’invaginazione!
Queste le parole scioccanti che i genitori di Cloe hanno dovuto ascoltare in Tribunale: “avendo il radiologo scorto qualcosa che avrebbe astrattamente richiesto un possibile intervento chirurgico, invitava il collega a non annotare/refertare nulla“, perché “la piccola versava in condizioni cliniche estremamente critiche e pertanto nessuno voleva assumersi la responsabilità di intervenire su di lei“.
Gli atti vengono trasferiti a Cosenza per motivi territoriali. La perizia del Prof. Alberto Villani, Presidente Società Italiana di Pediatria, è sconvolgente. Lui esclude ogni responsabilità dei medici di Cosenza. Quindi la bimba avrebbe dovuto operarla il papà? Però, nella stessa perizia, si contraddice, perché afferma che vista l’età di Cloe e i 3 accessi al PS, Cloe andava ricoverata. Due righe dopo invece afferma che il comportamento del medico del PS è da considerarsi corretto. Secondo Villani, l’ecografia si fa solo in caso di sospetto. Visti i segni e i sintomi che presentava Cloe, il sospetto non c’era? La risposta è ovvia, basti vedere il corretto operato dei medici del Santobono…
Incredibilmente, il PM chiede l’archiviazione per tutti. La famiglia Grano si oppone e il Giudice gli dà ragione e chiede: come mai non sono stati ascoltati i medici di Napoli che si sono comportati in maniera molto diversa?

Questa storia tocca le corde di ognuno di noi, lottiamo per Cloe Grano
Questo è un brevissimo riassunto della storia che vede la morte di un angelo di 4 mesi e lo strazio di due genitori amorevoli e perbene. Nei prossimi articoli ripercorreremo passo passo tutta la vicenda. Entreremo nel dettaglio di tutte le perizie, delle omissioni e del tentativo di vergognoso di dare la colpa ai genitori per una tragedia EVITABILISSIMA.
La battaglia legale è ancora in corso, facciamo sentire ovunque la nostra voce!
Forza papà Dino, forza mamma Edyta, tutta Italia è con voi! Cloe Grano non è solo figlia vostra, poteva capitare a chiunque di noi. Una cosa è certa, NON VERRETE LASCIATI SOLI!